
Jennifer Guerra
Jennifer Guerra (1995) est une journaliste et écrivaine spécialisée dans les questions féministes. Elle produit également des podcasts et est une militante féministe sur les réseaux sociaux. Elle a publié "Il corpo elettrico", "Il desiderio nel femminismo che verrà" (Tlon 2020) et "Il capitale amoroso". Sa dernière publication est "Manifesto per un eros politico e rivoluzionario" (Bompiani 2021).
1) Che cosa vuol dire, per lei, fare femminismo nel 2024?
Per me fare femminismo nel 2024 è come fare femminismo a metà dell’ottocento o negli anni '60. Ovviamente è cambiato il contesto sociale, sono cambiate le rivendicazioni, gli strumenti e gli scenari politici di fronte ai quali ci troviamo, ma la pratica femminista resta sempre la stessa ed è la mossa.
2) Quali strumenti usa maggiormente nel suo lavoro di attivista? Quali pensa siano i più efficaci per raggiungere più persone ?
Personalmente non mi reputo un'attivista, anche se partecipo a un’assemblea nella mia città. In ogni caso penso che uno strumento molto efficace sia quello dell’empatia e dell’immedesimazione. Penso che il genere sia un’esperienza molto personale e che quindi possa essere spiegata attraverso i dati o la chiarezza o la teoria, ma per essere compresa fino in fondo ci debba essere una parte di vissuto. Ovviamente non tutte le persone hanno la stessa esperienza dell’oppressione, ma è possibile comunque costruire delle alleanze.
3) Quali sono i principali macro-argomenti su cui le capita di riflettere, anche in riferimento alle sue ultime pubblicazioni?
Ultimamente mi sto interrogando molto sulle conseguenze della grande diffusione del femminismo, positive e negative. Oggi ci troviamo in un momento storico in cui il femminismo per fortuna ha raggiunto moltissime persone, il problema è che alcune di esse non si fanno scrupolo a sfruttarlo per un tornaconto personale o politico. Ci troviamo in un momento in cui c’è la necessità di rivendicare una certa radicalità nelle nostre pratiche femministe, senza che però questo diventi una forma di chiusura nei confronti di chi si avvicina al femminismo.
4) Should we all be femminists? Riprendendo il celebre motto. E se sì, quali consigli ci dà per mettere in atto, nel nostro piccolo, dei gesti di sorellanza, sia in quanto donne sia in quanto uomini?
Io non credo che tutte le persone debbano essere femministe, anzi, proprio perché il femminismo è una pratica della vita penso che per utilizzare questa parola ci debba essere un certo grado di consapevolezza e di scelta. Molte persone compiono già gesti femministi senza rendersene conto, ma penso anche che identificare una serie di comportamenti come più o meno femministi possa diventare pericoloso. La sorellanza non è naturale, ma frutto di una scelta politica: decido di credere alle altre donne, di smettere di giudicarle e di riconoscere in loro una storia condivisa.